Al parco fa i capricci per salire sul pony. Ma è educativo?

di Paola D’Amico


  Che fosse un premio o la tappa fissa alle giostre ogni domenica, alzi la mano chi non ha vissuto il «battesimo della sella». La passeggiata a cavalcioni del pony è un intrattenimento antico che si perpetua nei parchi di  molte città. Anche a Milano, dove i ponies dei giardini pubblici di via Palestro sono oggi al centro di una polemica tra animalisti, secondo i quali lo «sfruttamento» dei cavalli a misura di bambino deve finire, e mamme e storici frequentatori del parco, che si domandano che senso avrebbe privare i bambini di un’esperienza unica. Uno spunto di riflessione viene dalle ricerche dell’etologa francese Martine Hausberger che hanno fatto da apripista ad un nuovo approccio uomo/cavallo e stanno mettendo in discussione oltre all’equitazione convenzionale anche quella definita «naturale, etologica, dolce», che vede pur sempre nel cavallo un essere da controllare, un animale-preda con scarse capacità cognitive. In sintesi, l’invito è a rompere gli schemi come quello del cavallo che deve essere sempre montato. Immaginate le emozioni fortissime che si scatenano anche solo quando ci si avvicina ad un cavallo, lo si sfiora o accarezza.
  Ebbene le ricerche suggeriscono di far avvicinare i bambini agli animali, di farli stare insieme, ma rigorosamente a terra. Il bambino, ci conferma Francesca Manca che con l’associazione Oltre il Muro collabora all’esperienza «Cavalli in carcere» a Bollate, «verrà subito integrato dal branco, che lo riconosce come suo pari». Il cavallo «legge» la nostra ansia, la paura, l’aggressività. «Con i bambini il cavallo ha un’empatia immediata. Abbassa la testa, cerca il suoi simili; ricorre alla comunicazione non verbale che è dei bambini. Mentre con gli adulti c’è spesso l’effetto specchio, il cavallo cioè reagisce e risponde alle emozioni che proviamo in quell’istante e di conseguenza ci accetta o ci rifiuta». Alla periferia di Roma, nella riserva Sparta (www.spartariserva.com), su questa base lo zooantropologo Francesco De Giorgio (autore con Valentina Mauriello ed Ester Corvi del Dizionario bilingue Italiano/Cavallo Cavallo/Italiano, ed. Sonda) e José
Maria Schoorl conducono un’esperienza che mette in relazione bimbi e cavalli, lasciandoli liberi di esprimersi, socializzare, interagire. I bambini, spiegano gli esperti, sono felici anche di non fare niente.
  Lasciarli correre liberi in un prato con un pony, sarà certo meno gratificante per il genitore che vedere il suo bimbo in sella. Ma è il miglior modo «per educare i piccoli a comunicare con l’altro mantenendo la propria individualità».

Corriere della Sera, 15 ottobre 2011, pag. 47

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