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Mamme artigiane arrivano i fondi

di Marina Cassi
 Prestiti a basso interesse per pagare una sostituta Fino a 80mila euro di prestito a basso tasso per fronteggiare in serenità il lievitar delle spese all’arrivo di un figlio. E’ una delle iniziative di Artigiancassa per sostenere le imprenditrici artigiane nel momento, difficilissimo per una piccola azienda, in cui la titolare diventa madre. Oltre al prestito - con tassi tra il 2,5 e il 4%- per le spese direttamente legate alla cura del bambino, come asili, baby sitter, è previsto un prestito anche per assumere in azienda una persona  e possa sostituire l’imprenditrice. Si tratta di cifre dai 5 ai 30 mila euro da restituire in un anno e mezzo. Questo tipo di agevolazione potrà essere sfruttata anche nel caso di malattia grave.
  Sono 32mila in Piemonte le imprenditrici artigiane a cui si aggiungono le 8.500coadiuvanti e collaboratrici familiari. Naturalmente non tutte sono in età fertile,ma le associazioni di categorie
stimano che almeno la metà possa comunque essere interessata. Confartigianato, Cna e Casartigiani spiegano che questi  provvedimenti «sono fra i tanti strumenti messi in atto dalle confederazioni artigiane per contribuire a contrastare due fenomeni estremamente negativi per il nostro Paese: il tasso di occupazione femminile, al 46,9% mentre la media europea supera il 58, e il tasso di fecondità più bassodelmondo1,3%».
  E che la maternità per una imprenditrice artigiana sia una corsa a ostacoli lo racconta  Daniela Biolatto che ha una azienda di abiti: «Ho due figli e sono stata a casa in tutto sei giorni: tre per uno e tre per l’altro. Avrei voluto, ovviamente, fermarmi più a lungo,manonera possibile. Telefonavo allattando, andavo in ufficio comunque».E aggiunge: «Come contributo dall’Inps ha avuto in tutto 3.500 euro. Nulla, una cifra che non serve neppure per pagare i pannolini».
  Simona Truglio gestisce una agenzia di comunicazione e anche per lei i figli sono stati difficili da gestire: «Anch’io mi sono fermata per i soli tre giorni di ospedale, non era possibile fare di più perché i clienti chiamavano comunque. Adesso per stare con i bambini mi sono organizzata una vita lavorativa complicata: sto in ufficio dal mattino alle 17,30, poi con i figli fino alle 22,30 e poi mi rimetto a lavorare da casa fino alle 2 del mattino».
La Stampa, 22 giugno 2011, pag.67

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