A Torino e Milano prime agenzie di lavoro in affitto
di Vera Schiavazzi
possibile scegliere tra formule diverse, dall’assunzione diretta al lavoro “somministrato” — spiega Giovanna Lovergine, responsabile del progetto — L’idea di base è quella di offrire alle famiglie un unico luogo dove trovare risposte, dalla scelta di una persona già selezionata al pagamento dei contributi Inps, fino alla soluzione del lavoro somministrato (in affitto, ndr) per chi cerca una collaborazione v bn b c soltanto nei weekend o per poche ore alla settimana». Non solo donne, e non solo straniere: «Molti studenti universitari cercano un lavoro part time — dice Lovergine — che consenta loro un po’ di autonomia. E, contemporaneamente, cresce la domanda di “educatori”, anche maschi, in grado di seguire bambini e ragazzi nei compiti di casa, a fronte di un mercato delle ripetizioni che viaggia ormai sui 40 euro all’ora, una cifra insostenibile per la maggior parte delle famiglie».
Una nuova forma di sfruttamento per un settore già molto “a rischio”? La domanda è legittima, soprattutto dopo aver letto i dati diffusi da Aclicolf, il più grande sindacato dei lavoratori domestici: oltre 900.000 persone lavorerebbero “in nero” nelle case degli italiani, mentre nella sola Bologna, l’anno scorso, si sono aperte 500 vertenze di fronte ai giudici del lavoro. «Il lavoro somministrato è più equo e regolare di quello sommerso — replicano a Obiettivo Lavoro — La collaborazione domestica è ormai un pilastro fondamentale del sistema di assistenza del nostro paese, e il nuovo servizio nasce proprio per garantire sia alle famiglie sia ai lavoratori il massimo rispetto delle norme. La legge ci consente di fare, con i nostri fondi, anche formazione professionale e monitoraggio della sicurezza». E cercando tra statistiche e testimonianze si apprende che alcune colf sono ormai quasi scomparse dal mercato, come le donne filippine, tra le prime ad arrivare in Italia negli anni Settanta ed ora in gran parte giunte all’età della pensione o rientrate al paese d’origine: per trovarne una, qualificata e in grado di assistere un malato di Alzheimer o di cucinare una dieta speciale, si paga per la sola mediazione fino a 300 euro. Il lavoro in affitto tra le mura domestiche può costare fino a 12 euro all’ora, una badante che viva in casa propria (fino a 52 ore di lavoro settimanale) intorno ai 1.300 euro mensili, mentre chi sceglie di assumere direttamente e di affidare a un’agenzia soltanto il calcolo di busta paga e contributi spenderà 30 euro al mese. Troppo? «Nulla è troppo per poter uscire di casa tranquille», rispondono le molte donne italiane che investono nell’assistenza fino al 50 per cento del proprio stipendio.
la Repubblica, 28 Giugno 2011, pag, 23
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